Un dono per il nostro tempo:
il “Trattato dell’Obbedienza”
di Santa Caterina da Siena

San Pio da Pietrelcina, mentre stava vivendo un tempo di grande oppressione a causa dell’azione del demonio, scrive al suo Direttore spirituale, dichiarando che in mezzo a mille dubbi rimaneva tuttavia radicato in una certezza: che solo l’obbedienza gli avrebbe consentito di riportare la vittoria sul nemico.

Ecco le sue parole: «Nessun conforto scende più nel mio cuore e la tempesta cresce cresce d’intensità. Opero solamente per obbedirvi, avendomi fatto conoscere il buon Dio essere questa l’unica cosa a lui più accetta e per me unico mezzo di sperar salute e cantar vittoria. …  L’ubbidienza costituisce tutto per me… » (26 8 1916).

Ai suoi figli spirituali non si stancava di raccomandare la stessa strada. Non sopportava che si potesse infangare la Chiesa anche quando lo si faceva per difenderlo dalle calunnie, perché in questo modo si deragliava dalla strada del pieno affidamento alla Divina Provvidenza.

Scrivendo a un suo figlio spirituale, lo rimprovera con queste parole:

«Carissimo Emanuele, la tua lettera mi ha lacerato il cuore […] Fai proposito di ritornare sulla strada del Signore, che non vuole che sia umiliata e mortificata la sua diletta figliuola, la Chiesa. Oseresti tu trafiggere il cuore di una madre, e umiliarla rispetto al mondo intero! […] Lascia che io faccio la volontà del Signore, alla quale mi sono pienamente affidato. Rassegna ai piedi della Santa madre Chiesa tutto quanto possa recare nocumento e tristezza. Allora la pace del Signore e le sue benedizioni scenderanno su di te e sulla tua opera … Non si può amare il figlio mortificando la madre! Affidati anche tu con fede nelle mani di Dio e lascia tutto nelle amorose mani della Provvidenza!» (Ep. Vol. IV).

Padre Pio era convinto che la persecuzione in corso contro di lui e, più in generale, i mali che affliggevano la Chiesa del suo tempo rispondevano a un misterioso Piano divino, a cui bisognava sottomettersi, senza disobbedire e  perdere la pace. Attaccare i pastori della Chiesa equivaleva a uscire dal sentiero sicuro dell’obbedienza. Era necessario piuttosto offrire continuamente preghiere di riparazione, perché il Signore portasse a compimento la purificazione della sua diletta Sposa.

Il santo cappuccino non era certo un ingenuo. Già al suo tempo si era accorto che “il fumo di Satana” era entrato nel Tempio di Dio (come ha detto San Paolo VI), ma non ha fatto l’errore di mettersi su un pulpito a giudicare, perché sapeva bene che solo il Signore può separare, all’interno della sua Chiesa, il buon grano dalla zizzania.

La sua figura “profetica” illumina anche il nostro tempo e ci mostra la strada sa seguire. La strada sicura è una sola: l’obbedienza! Non ce n’è un’altra!

L’obbedienza può venire meno solo se abbiamo la certezza, basata su dati certi e incontrovertibili, che il nostro superiore non è legittimato a impartire ordini, oppure se il contenuto dell’ordine è certamente contrario alla morale cristiana, stabilita dalla Scrittura e della Chiesa. In tutti gli altri casi, bisogna obbedire, seguendo la strada maestra indicata dal santo stigmatizzato e da tutti i santi. Anche se vediamo cose che non vanno bene, occorre “rassegnarle ai piedi della Santa madre Chiesa” perché nulla deve “recarle nocumento e tristezza”. Occorre lasciare tutto “nelle amorose mani della Provvidenza!”. “Allora la pace del Signore e le sue benedizioni scenderanno” su di noi!

Viviamo in un tempo in cui i fedeli sono chiamati ad affrontare una difficile prova di umiltà e obbedienza. Siamo con Gesù nel Getsemani, chiamati a preferire la volontà del Padre alla nostra, cioè a consegnarci agli eventi che accadono e che accadranno, senza agire secondo le nostre fisime mentali, magari basate su presunte apparizioni o fantasie telematiche. Non facciamo l’errore di Giuda Iscariota che ha voluto fare di testa sua, sperando che il Regno di Dio si manifestasse secondo le idee che aveva in testa. La vicenda di Giuda ci mette in guardia: la via dell’insubordinazione e della disobbedienza porta nelle fauci del demonio.

Allo scopo di riflettere su questa virtù tanto importante e decisiva per la vita cristiana, specialmente oggi, si è pensato di presentare lo scritto di una grandissima donna di Dio, Santa Caterina da Siena, che ha vissuto l’obbedienza in modo mirabile, in un tempo difficilissimo per la Chiesa.

Basti pensare che nel corso della sua vita si mosse in prima persona per porre termine alla cattività avignonese, camminando ciononostante sempre nel solco del rispetto e della perfetta docilità alle Autorità ecclesiastiche, tanto da meritarsi per questo una stima universale. Negli ultimissimi anni della sua vita dovette addirittura assistere allo scisma d’Occidente, con ben tre Papi!

Il “Trattato dell’obbedienza” costituisce l’ultima parte de “Il Dialogo della Divina Provvidenza”. È Dio stesso che ha “dettato” questo trattato a Caterina, per consegnarlo anche a noi, perché possa illuminare il tempo che stiamo vivendo!

Verrà presentata dapprima un’introduzione generale e poi un capitolo alla volta.