Salmo 119,105
«Non temere piccolo gregge!» Sono le parole con cui inizia il vangelo di questa domenica. C’è un timore che viene dall’essere piccoli, dall’essere in pochi. Ma Gesù dice: «Non abbiate paura se siete un piccolo gregge, perché ciò che conta è che “al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno”».
Quanto è grande oggi il gregge di Cristo? Se si guarda ai battezzati bisogna concludere che è enorme, ma se si va a vedere la pratica esteriore le cose cambiano drasticamente. È sotto gli occhi di tutti il calo preoccupante dei battezzati fedeli al precetto domenicale e quindi alla loro identità originaria. E tra coloro che “frequentano”, in quanti vivono una relazione viva quotidiana con Gesù e scelgono di mettere i propri passi dietro ai suoi. E io? Sono tra questi? Posso dire di appartenere a questo “piccolo gregge” a cui Dio ha dato il suo Regno? Sì? E allora perché temere, c’è solo da “rimboccarsi le maniche”, o meglio: c’è da piegare le ginocchia!
Ci sono delle parabole che elogiano la piccolezza, come quella del lievito nella farina o del granello di senape. Non dobbiamo temere la piccolezza e i piccoli numeri perché il Signore può fare gradi cose servendosi di poco, dei nostri “cinque pani e due pesci”, purché quel poco sia consegnato totalmente a Lui.
Le vite dei Santi ci mostrano come al buon Dio bastino poche anime veramente innamorate di Gesù per rinnovare il volto della società e della Chiesa. Perciò, invece di giudicare chi si allontana dalla pratica cristiana, preoccupiamoci di farci santi, secondo la nostra specifica condizione di vita.
La strada è indicata dal vangelo: «Fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore!» Dov’è il mio cuore? A che cosa è maggiormente “attaccato”? A un ideale di vita? A gratificazioni umane e mondane? Al possesso di cose o persone? Se voglio essere strumento di salvezza per i miei cari, dovrei avere un cuore davvero libero e puro, e quindi abbandonato totalmente a Dio. Questa è la “vigilanza” che chiede Gesù e che ci impedisce di fare la fine del servo pigro della parabola, che si dimentica di “colui che viene” e perciò cura i propri interessi e “maltratta” il prossimo. Padre Cantalamessa disse in un’omelia: «Perché la fede, le pratiche religiose sono in declino? Perché i giovani non si sentono attirati? Perché il nostro è un cristianesimo senza Cristo! Come, direte, senza Cristo, se non si fa che parlare e scrivere di lui! Sì, ma è un Cristo impersonale, lontano, che non ci riguarda da vicino, un estraneo, anche se notissimo. Un argomento più che una persona viva e vera e un amico…». Amen.