Al momento stai visualizzando TUTTA BELLA SEI MARIA!

TUTTA BELLA SEI MARIA!

La descrizione della Santa Vergine Maria nelle testimonianze dei veggenti di Guadalupe, La Salette, Fatima,  Kibeho e Medjugorje

 

Che aspetto ha Maria Santissima?

L’iconografia della Vergine Maria, la rappresentazione della sua figura nell’arte sacra si è ampiamente diffusa dopo i primi secoli del Cristianesimo, al pari della figura di Gesù, ed è stata oggetto di numerosi artisti di ogni epoca e di tutti i paesi: le sono state dedicate sculture, affreschi, dipinti, mosaici e altri oggetti devozionali che la ritraggono con vari lineamenti, atteggiamenti, abiti e attributi, talora molto diversi tra loro. Di fronte a tale varietà di immagini, sorge spontanea questa domanda: quale sarà la sua reale figura? E ancora: come immaginare la Mamma Celeste mentre la invochiamo, con fiducia, per le nostre necessità?

I racconti di alcuni veggenti, testimoni oculari di apparizioni mariane, ci fanno conoscere non solo i tratti fisici della Madre di Dio, ma anche la fulgida bellezza della sua persona immacolata, lo sguardo di materna bontà dei suoi occhi di cielo, la dolcezza delle sue parole, l’amore e l’armonia che traspaiono da ogni suo atto, la luce paradisiaca che riverbera dal suo corpo glorificato. Ciononostante essi hanno sempre chiara la consapevolezza di non avere parole sufficientemente adeguate per descrivere Colei che è “la Tutta Bella, Tutta Pura, Tutta Santa”.

Come attestano le testimonianze riportate, la Madonna quando appare sulla terra non ha sempre gli stessi tratti somatici  e colore della pelle (scura a Guadalupe e a Kibeho), abiti e attributi, ma li muta per adeguarsi alla cultura, alla sensibilità e alle usanze del luogo in cui si manifesta. Pertanto, ciò che rende la Vergine Maria  riconoscibile a tutti sono la bellezza e l’amore che traspaiono dalla sua santa e gloriosa persona.


• LA “BELLA SIGNORA” DI GUADALUPE

Il 9 dicembre del 1531 sulla collina del Tepeyac, vicino  a Città del Messico, la Madonna apparve a Juan Diego Cuauhtlatoatzin, un azteco convertito al cristianesimo. Egli, nell’attraversare il piccolo valico di Tepeyac, sentì un canto meraviglioso di moltissimi uccelli. E quando di colpo il canto cessò, e ci fu silenzio, si sentì chiamare da dietro il masso: “Juanito, Juanito Diego”. Pieno di gioia si diresse dove proveniva la voce e vide una bella Signora in piedi che gli diceva di avvicinarsi.

Arrivatole davanti, si accorse della sua soprannaturale statura: i suoi vestiti splendevano come il sole; e dalla roccia su cui Lei stava provenivano raggi luminosi. La Vergine aveva l’aspetto di una giovane meticcia, dalla pelle scura e i capelli neri e parlava in nāhuatl, la lingua uto-azteca diffusa in Messico. La vera immagine dell’apparizione fu miracolosamente impressa sul mantello di Juan Diego. Il veggente poi confermò che il ritratto della Vergine Maria era identico a quello dell’apparizione. 


• NOSTRA SIGNORA DI LA SALETTE NELLA DESCRIZIONE DI MELANIA CALVAT (1831-1904)

Castellammare, 21 novembre 1878.

“La Vergine Santissima era molto alta e ben proporzionata. Sembrava essere tanto leggera che sarebbe bastato un soffio a farla muovere, però era immobile e molto stabile. La sua fisionomia era maestosa, imponente come sono i signori di questa terra. Imponeva una timidezza rispettosa, mentre la Sua maestà, che imponeva rispetto misto ad amore, attirava a Lei. Il Suo sguardo era dolce e penetrante, i Suoi occhi sembrava che parlassero con i miei, ma la conversazione proveniva da un profondo e vivo sentimento d’amore verso questa attraente bellezza che mi liquefaceva. La dolcezza del Suo sguardo, l’aria di bontà incomprensibile facevano intendere e sentire che Ella attirava a sé per donarsi. Era un’espressione d’amore che a parole non si può esprimere e nemmeno con le lettere dell’alfabeto.

L’abito della Vergine SS. era bianco e argentato, molto splendente. Non aveva nulla di materiale, era fatto di Luce e di Gloria variato e scintillante. Sulla terra non vi sono espressioni né paragoni da poter fare. La Vergine SS. era tutta bella e tutta fatta d’amore. Guardandola, io languivo per fondermi in Lei. Dai Suoi ornamenti, come dalla Sua Persona, da tutto trapelava la maestà, lo splendore, la magnificenza fulgente, celeste, fresca, nuova come una vergine. Sembrava che la parola amore sfuggisse dalle Sue labbra argentee e pure.

Aveva l’apparenza di una mamma affettuosa, piena di bontà, di amabilità, di amore per noi, di compassione e di misericordia. La corona di rose che portava sulla testa era così bella, così brillante da non potersene fare un’idea. Le rose, di diversi colori, non erano di questa terra. Era un insieme di fiori che circondava il capo della Vergine SS. proprio in forma di corona; ma le rose cambiavano e si ricambiavano. Poi, dal centro di ogni rosa, usciva una luce così bella che rapiva, e faceva sì che la loro bellezza risplendesse. Dalla corona di rose uscivano come dei rami d’oro e tanti piccoli fiori misti a brillanti. Il tutto formava un diadema che da solo brillava più del nostro sole terreno.

La Vergine portava una preziosissima Croce sospesa al collo. Questa croce sembrava d’oro; dico d’oro per non dire un pezzo d’oro. […]. Su questa bella Croce piena di luce, vi era il Cristo Nostro Signore con le braccia stese sulla Croce. Quasi alle due estremità della Croce, vi erano da una parte un martello e dall’altra una tenaglia. Il Cristo era color carne naturale ma riluceva con grande splendore, e la luce che usciva da tutto il Suo corpo sembrava come dardi lucentissimi che mi infiammavano il cuore per il desiderio di perdermi in Lui. A volte il Cristo sembrava morto, aveva la testa inclinata e il corpo rilassato, quasi cadesse se non fosse stato trattenuto dai chiodi che lo fissavano sulla Croce. Io ne avevo una viva compassione. […] Altre volte il Cristo sembrava vivo. Aveva la testa dritta, gli occhi aperti e sembrava sulla Croce di Sua volontà. A volte anche pareva che parlasse, sembrava mostrasse che era in Croce per noi, per amor nostro, per attirarci al Suo amore, che ha sempre un nuovo amore per noi. Che il Suo amore dell’inizio, dell’anno 33, è sempre quello di oggi e lo sarà sempre.

Mentre mi parlava la Vergine SS. piangeva ininterrottamente. Le sue lacrime cadevano l’una dopo l’altra lentamente, fin sopra le ginocchia, poi, come scintille di luce, sparivano. Erano splendide e piene d’amore, avrei voluto consolarla e non farla piangere ma mi sembrava che Ella avesse bisogno di mostrare le Sue lacrime per meglio manifestare il Suo amore dimenticato dagli uomini. Avrei voluto gettarmi fra le Sue braccia e dirle « Mia buona Madre non piangete, io voglio amarvi per tutti gli uomini della Terra », ma mi sembrava che mi rispondesse « Ve ne sono molti che non mi conoscono ». Ero fra la morte e la vita vedendo da un lato tanto amore, tanto desiderio di essere amata e dall’altro tanta freddezza e indifferenza. Oh! Madre mia tutta bella e tanto amabile, amore mio, cuore del mio cuore. Le lacrime della nostra tenera Madre, lungi dal diminuire la Sua Maestà di Regina e Sovrana, sembravano invece renderla più bella, più potente, più piena d’amore, più materna, più attraente. Avrei mangiato le Sue lacrime che facevano sobbalzare il mio cuore di compassione e di amore. Veder piangere una madre, ed una tale Madre, senza adoperare tutti i mezzi possibili per consolarla, per cambiare i Suoi dolori in gioia, si può comprendere? Oh! Madre, più che buona, Voi siete stata formata di tutte le prerogative di cui Dio è capace. Voi avete, in un certo senso, esaurito la potenza di Dio. Voi siete buona ed ancora buona della bontà di Dio stesso. Dio formandovi, come Suo capolavoro celeste e terrestre, Si è reso ancora più grande. La Vergine SS. Aveva un grembiule giallo, ma che dico giallo?

Aveva il grembiule più luminoso di più soli messi insieme. Non era una stoffa materiale ma un composto di Gloria, e questa Gloria era risplendente di una bellezza che rapiva. Tutto nella Vergine Santissima mi portava ad adorare e ad amare il mio Gesù in tutti i dettagli della Sua vita mortale. La Vergine SS. Aveva due catene, una un po’ più larga dell’altra. A quella più stretta era sospesa la Croce di cui ho parlato sopra. Queste catene, non posso chiamarle diversamente, erano come raggi di Gloria, di un gran chiarore che variava e scintillava. Le scarpe, poiché così bisogna chiamarle, erano bianche, ma di un bianco argenteo, brillante e attorno vi erano delle rose. Queste rose erano di una bellezza abbagliante e dal centro di ognuna usciva come una fiamma di luce bellissima e gradevolissima. Sulle scarpe vi era un fermaglio d’oro, ma non oro di questo mondo bensì del Paradiso.

La visione della Vergine SS. era di per sé come vedere un intero Paradiso. Lei aveva con sé tutto quanto poteva dare soddisfazione poiché si dimenticava questa Terra. La Madonna era circondata da due luci. La prima a Lei più vicina arrivava fino a noi e brillava con vivissimo splendore. La seconda luce si spandeva un po’ più attorno alla bella Signora e noi ci trovavamo immersi in essa ed era immobile, cioè non brillava e molto più luminosa del nostro sole terrestre. Tutte queste luci non facevano male agli occhi e non affaticavano la vista. Oltre queste luci e tutto questo splendore, vi erano altri fasci di luce o altri raggi di sole come se nascessero dal corpo della Vergine, dai suoi abiti, dappertutto.

La voce della bella Signora era dolce, incantava, rapiva e faceva bene al cuore, saziava, appianava ogni ostacolo, calmava, addolciva. Mi sembrava come se volessi sapere e saziarmi della Sua bella voce e il mio cuore pareva ballare o volerLe andare incontro per struggersi in Lei. Gli occhi della SS. Vergine, nostra tenera Madre, non possono essere descritti da lingua umana. Per parlarne occorrerebbe un serafino, più ancora, occorrerebbe la lingua stessa di Dio, di quel Dio che formò la Vergine Immacolata capolavoro della Sua Onnipotenza. Gli occhi della augusta Maria sembravano mille e mille volte più belli dei brillanti, dei diamanti, delle pietre preziose più ricercate, brillavano come due soli, erano dolci come la stessa dolcezza, limpidi come uno specchio. In quei Suoi occhi si vedeva il Paradiso, attiravano a Lei, sembrava che Ella volesse donarsi e attirare. Più la guardavo, più desideravo guardarla, e più la guardavo più l’amavo e l’amavo con tutte le mie forze. Gli occhi della bella Immacolata erano come la porta di Dio, laddove si vedeva tutto quanto poteva inebriare l’anima. Quando i miei occhi si incontravano con quelli della Madre di Dio e mia sentivo dentro di me una gioiosa rivoluzione d’amore ed una protesta d’amarla e di struggermi d’amore. Guardandoci i nostri occhi a loro modo si parlavano e l’amavo talmente che avrei voluto abbracciarLa proprio nell’intimo stesso di quegli occhi che mi intenerivano l’anima e sembravano attrarla e farla fondere con la Sua. I Suoi occhi comunicavano un dolce tremito a tutto il mio essere e temevo di fare il più piccolo movimento per paura che Le potesse essere minimamente sgradevole. La sola vista dei Suoi occhi sarebbe bastata per costituire il Cielo di un beato, sarebbe bastata per far entrare un’anima nella pienezza della Volontà dell’Altissimo per tutti gli avvenimenti che capitano nel corso della vita mortale. Sarebbe bastata per far fare a quest’anima degli atti di lode, di ringraziamento, di riparazione, di espiazione.

Questa visione da sola concentra l’anima in Dio e la rende come una morta vivente che guarda tutte le cose della terra, anche quelle che sembrano più serie, come se fossero semplici giochi di bambini. L’anima vorrebbe soltanto sentir parlare di Dio e di tutto ciò che riguarda la Sua gloria. Il peccato è il solo male che lei vede sulla terra, se Dio non la sostenesse ne morirebbe sì dolore. Amen”.

Fonte: mariadinazareth.it


• DALLE “MEMORIE” DI SUOR LUCIA DI FATIMA

Il 13 maggio 1917, mentre i tre pastorelli Lucia, Giacinta e Francesco giocavano alla Cova da Iria, notarono due luci come lampi, dopo i quali videro la Madre di Dio sull’elce. Era “una Signora tutta vestita di bianco, più splendente del sole, che diffondeva una luce più chiara e intensa di un bicchiere di cristallo pieno di acqua pura, attraversato dai raggi del sole più ardente”, descrive Lucia.

Il suo volto indescrivibilmente bello, non era “né triste, né allegro, ma serio”, con un tono di dolce rimprovero. Le mani giunte, come per pregare, appoggiate sul petto e volte verso l’alto. Dalla mano destra pendeva un rosario. Le vesti parevano fatte soltanto di luce. La tunica era bianca, e bianco il mantello, orlato d’oro, che copriva il capo della Vergine e le scendeva ai piedi. Non le si vedevano i capelli e le orecchie. I tratti della fisionomia, Lucia non ha mai potuto descriverli, perché le fu impossibile fissare il volto celestiale, che abbagliava. I veggenti erano così vicini alla Madonna – più o meno a un metro e mezzo di distanza – che rimanevano nella luce che la circondava, o che diffondeva.

Fonte: alleanzacattolica.org


• NOSTRA SIGNORA DI KIBEHO

Nel novembre 1981, in Rwanda, in un collegio di studentesse tenuto da Suore

di una Congregazione religiosa di Kibeho, Alphonsine Mumureke, di 16 anni, alunna della prima media, stava servendo le compagne a tavola quando sentì distintamente una voce che la chiamava: “Figlia mia, vieni qui”. La voce proveniva dal corridoio, accanto al refettorio. Alphonsine si diresse da quella parte e lì vide, per la prima volta, una giovane donna, sconosciuta, bellissima, vestita di bianco, con un velo bianco sulla testa, che nascondeva i capelli, e che sembrava unito al resto del vestito, e non si poteva capire come il vestito fosse cucito. Non aveva calzature. Le mani giunte sul petto con le dita rivolte al cielo. La Madonna non era proprio bianca (muzungu) come è presentata nei santini, ma neppure nera. Alphonsine affermerà, nella sua testimonianza, di non riuscire a dire con esattezza come fosse la sua pelle. La Madonna era la sua bellezza incomparabile. Ella si presentò come  “la Madre del Verbo” e il dialogo avvenne tutto in lingua rwandese.

Fonte: santiebeati.it


COME LA REGINA DELLA PACE A MEDJUGORJE. LA TESTIMONIANZA DELLA VEGGENTE VICKA

Qui non s’intende anticipare il giudizio della Chiesa sulle apparizioni di Medjugorie, che tuttavia ha ufficialmente riconosciuto la possibilità di recarsi in pellegrinaggio nel paese bosniaco. Fra Janko Bubalo, appartenente ai francescani dell’Erzegovina e letterato, che ha seguito fin dall’inizio queste apparizioni, ha consegnato a tutti i veggenti un elenco di domande che riguardano l’immagine della Vergine. Tutti i veggenti (Ivan, Vicka, Marija, Ivanka e Mirjana ) tranne Jakov per giustificati motivi, hanno accettato di rispondere alle domande e hanno controfirmato le proprie risposte il 23 luglio 1992. Anche Jakov è d’accordo con quello che hanno detto gli altri veggenti.

Secondo la descrizione di Vicka, – confermata anche dagli altri veggenti -, per quanto riguarda il viso, la Beata Vergine ha una carnagione chiara e capelli scuri, occhi grandi e azzurri, labbra sottili e rosate, naso piccolo e proporzionato al viso che è ovale. Per quanto riguarda la corporatura, invece, è alta all’incirca 1,65 cm per 60 chilogrammi di peso e che le sue forme sono femminili ma non pronunciate. Vicka informa che la Madonna appare sempre su di una nuvola con un abito lungo fino ai piedi di colore grigio-azzurro e che copre le braccia fino alle mani, in testa poi porta un velo bianco, dello stesso colore del suo viso. Infine, insieme agli altri veggenti afferma che “la Sua bellezza è indescrivibile – non è una bellezza come la nostra – è qualcosa di paradisiaco – qualcosa di celeste – qualcosa che vedremo solo in Paradiso – e questa è una descrizione molto limitata“.

ELENCO DELLE DOMANDE E RISPOSTE DEI VEGGENTI SULL’ASPETTO DELLA MADONNA

Fonti: lalucedimaria.it, medjugorje.hr

In conclusione:
che aspetto ha la Beata Vergine Maria?

Da questa sommaria e non esaustiva rassegna risulta che la Santa Vergine non si presenta sempre con gli stessi tratti somatici. Questo non ci deve sorprendere, perché il suo è un “corpo glorioso“, non legato alle leggi naturali e a una fisionomia “statica”, come il corpo terreno. Anche nei racconti evangelici della risurrezione di Gesù emerge questo dato. Egli, con il suo corpo glorioso, si presenta talora con un “aspetto” diverso, perciò non viene immediatamente riconosciuto, ma solo in un secondo tempo, con gli occhi della fede. La Santa Vergine ha a cuore prima di tutto di mostrarsi come “Madre”. Per questo parla la lingua dei suoi interlocutori (ad esempio a Lourdes parlò a Bernadette nel dialetto locale!) e talvolta assume anche alcuni tratti tratti somatici e costumi tipici del luogo in cui appare. In questo modo mostra la sua vicinanza alla storia e al vissuto dei fedeli a cui si rivolgePertanto, l’aspetto con cui la Madonna appare non risponde in modo univoco e chiaro alla domanda: quale aspetto aveva la Vergine Maria durante la sua vita terrena? 

C’è tuttavia un denominatore comune tra tutte le descrizioni dei veggenti: la Madre di Gesù è “bella”, di una bellezza che non si può descrivere con parole umane. Questo è ciò che davvero conta. La Vergine Santissima si presente come la “tutta bella” perché è colei che non ha conosciuto il peccato. Ci ricorda, perciò, che la vera bellezza è quella che viene dalla Grazia di Dio. Indipendentemente dai nostri tratti somatici (e dai nostri difetti fisici!), noi siamo davvero belli quando il cuore è pieno della Grazia di Dio e del suo Amore!