S. Massimiliano Maria Kolbe: “tutto e completamente” dell’IMMACOLATA

Padre Massimiliano Maria Kolbe

Sacerdote francescano OFM polacco (1894-1941) che, con grande amore e fiducia nell’Immacolata Vergine Maria, si prodigò instancabilmente per diffonderne la devozione nei cuori degli uomini, affinché – diceva – “Ella innalzi in essi il trono del Figlio suo e li trascini alla conoscenza di Lui e li infiammi d’amore verso il Sacratissimo Cuore di Gesù“. Morí martire ad Auschwitz, testimone luminoso di carità, di fede e di amore all’Immacolata, fino all’ultimo respiro.

L’IMMACOLATA NELLA VITA DI S. MASSIMILIANO

DA BAMBINO

Bambino molto vivace e birichino, Raimondo, (nome di Battesimo di Padre Massimiliano), ricevette un giorno un rimprovero da sua madre che gli segnò la vita: – Se a dieci anni sei un bambino così cattivo, attaccabrighe e maleducato, come sarai da grande? -. Queste parole penetrarono a fondo nell’anima del piccolo. Ne rimase addolorato e pensieroso. Voleva cambiar vita e ricorse alla Madonna. Inginocchiatosi ai piedi di una bella statua della chiesa parrocchiale di san Matteo, a Pabianice, gli apparve la Beata Vergine Maria che teneva in mano due corone, una bianca e l’altra rossa. La Madonna chiese a Raimondo di scegliere la corona bianca della purezza oppure quella rossa del martirio. Il ragazzo invece con prontezza le scelse tutte e due. Intraprendeva così con quella scelta un cammino che sarebbe durato tutta la vita. Non raccontò mai a nessuno di questa visione, eccetto che a sua madre, Maria Dabrowska Kolbe, che lo raccontò in seguito sotto giuramento.

STUDENTE A ROMA

Dopo aver indossato l’abito francescano nel 1910 e assunto il nome di “fra Massimiliano Maria”, nell’autunno del 1912, i superiori lo mandano all’università gregoriana di Roma, dove continua a coltivare il suo ideale di santità: dare la maggior gloria possibile a Dio realizzando la salvezza delle anime e la loro santificazione perfetta attraverso la via del compimento della volontà di Dio. È a Roma che la Santa Vergine gli ispira di fondare la Missione dell’Immacolata. All’epoca, la massoneria esultava nella città eterna. «Quando i massoni cominciarono a darsi da fare sempre più sfrontatamente – spiega fra Massimiliano – , ed ebbero spiegato il loro stendardo sotto le finestre del Vaticano, quello stendardo in cui, su sfondo nero, Lucifero calpestava l’arcangelo San Michele, quando si misero a distribuire manifestini che inveivano contro il Santo Padre, nacque in me l’idea di fondare un’associazione che avesse come scopo quello di combattere i massoni e gli altri tizzoni d’inferno».

La massoneria è una società segreta dalle mille ramificazioni, che si sforza di dirigere il mondo secondo principi che escludono l’autorità di Dio e la Rivelazione. Ma la massoneria distrugge pure la società civile, poiché i suoi principi contraddicono la legge naturale e minano «i fondamenti della giustizia e dell’onestà».

LA MILIZIA DELL’IMMACOLATA

Non avendo mai conosciuto il peccato, l’Immacolata ha un potere immenso contro qualsiasi male ed è divenuta la «Madre di tutte le Grazie». Potente contro il male, Nostra Signora trionfa sul demonio. Così, nel 1917 fra Massimiliano fonda a Roma la Milizia dell’Immacolata, un movimento ecclesiale che impegna i suoi aderenti a una speciale consacrazione all’Immacolata, sulla base della parola di Dio al serpente (il diavolo): “Essa (la Santa Vergine) ti schiaccerà il capo (Gen. 3, 15). S. Massimiliano collega questa divina profezia con l’affermazione della liturgia: «Da te sola, o Maria, sono state vinte tutte le eresie». Lo scopo della sua opera è quello di ottenere «la conversione dei peccatori, degli eretici, degli scismatici, ecc., ed, in particolare, dei massoni; e la santificazione di tutti gli uomini sotto la direzione e per il tramite della Beata Vergine Maria Immacolata». I membri della “Milizia” faranno l’offerta totale di se stessi alla Beata Vergine Maria Immacolata, come strumenti nelle sue mani, e porteranno la Medaglia Miracolosa. Reciteranno, una volta al giorno, la seguente preghiera:

«O Maria, concepita senza peccato, prega per noi che ricorriamo a Te e per tutti coloro che non ricorrono a Te, in particolare per i massoni e per tutti quelli che ti sono raccomandati».

LA MALATTIA E L’ APOSTOLATO TRA GLI INCREDULI E GLI INDIFFERENTI

Terminati brillantemente gli studi di filosofia e teologia, – e nel frattempo ordinato sacerdote, il 28 aprile 1918 – , verso la fine del 1919, viene inviato a Zakopane, in un sanatorio, in cui mancano i soccorsi religiosi. Benché ammalato, intraprende un difficile apostolato presso gli altri degenti, aiutandosi con medaglie miracolose. Conquista i cuori e le menti ad uno ad uno, e il suo successo è tale, che lo si invita a tenere conferenze. Molti increduli si convertono. Poi, Padre Massimiliano inaugura una serie di “incontri apologetici”, sull’esistenza di Dio e la divinità di Cristo. L’amore che manifesta per la verità traspare in una lettera scritta al fratello Giuseppe: «Ai giorni nostri, il veleno peggiore è l’indifferenza, che trova le sue vittime non solo fra la borghesia, ma anche fra i monaci, a gradi diversi, naturalmente».

LA CITTÀ DELL’ IMMACOLATA

Nel 1927, Padre Massimiliano fonda la città mariana francescana di Niepokalanow (letteralmente: la città dell’Immacolata). Tutto in essa é dedicato a Maria. Numerosi sono coloro che chiedono di essere ammessi al noviziato, a tal punto che il convento conterà fino a mille monaci. «A Niepokalanow, – dice Padre Massimiliano -, viviamo con un’idea fissa, se ci si può esprimere così, scelta volontariamente ed amata: l’Immacolata!» Lancia, in vista dell’evangelizzazione, la rivista “Il Cavaliere dell’Immacolata”, che diventerà ben presto la più importante pubblicazione della Polonia. Nel 1939, la tiratura raggiungerà il milione di esemplari.

IN GIAPPONE E POI IN INDIA

Appena tre anni dopo la fondazione di Niepokalanow, incontra, in un treno, degli studenti giapponesi. La conversazione si avvia, e il monaco offre delle medaglie miracolose. In cambio, gli studenti gli danno degli elefantini di legno che servono loro da feticci. Da allora, il santo non cessa di pensare alla grande pena di quelle anime senza Dio. Perciò, un bel giorno, si presenta al suo provinciale e gli chiede il permesso di andare in Giappone per fondarvi una Niepokalanow giapponese. Senza denaro e senza conoscere la lingua giapponese, Padre Massimiliano parte per il Giappone, nel 1930, con quattro fratelli. A forza di lavoro, di audacia, di preghiere e di fiducia nell’Immacolata, essi riescono a creare la “Mugenzai no Sono”, testualmente: il giardino dell’Immacolata.

Due anni dopo la fondazione in Giappone, Padre Massimiliano s’imbarca, per andare a fondare una città in India. Alle prese con grosse difficoltà, prega Santa Teresa di Lisieux: non aveva convenuto con lei, un tempo, a Roma, che avrebbe pregato tutti i giorni per la sua canonizzazione, ma che, in cambio, essa sarebbe stata la patrona delle sue opere? Santa Teresa onora il contratto. Tutti gli ostacoli spariscono come per incanto. Ma, spossato e consunto dalla febbre, l’apostolo di Maria Immacolata deve rientrare in Polonia, nel 1936.

LA GUERRA E IL LAGER

Nel settembre 1939: la guerra si abbatte sul paese. S. Massimiliano si dedica all’apostolato con più ardore che mai. Scrive in un articolo: «Se il bene consiste nell’amore di Dio ed in tutto ciò che scaturisce dall’amore, il male, nella sua essenza, è una negazione dell’amore». Il 17 febbraio 1941, poliziotti della Gestapo catturano Padre Massimiliano e quattro altri frati e li conducono, inizialmente, nella prigione di Pawiak, a Varsavia. Padre Massimiliano viene picchiato violentemente, in quanto religioso e prete. Scrive ai suoi discepoli rimasti a Niepokalanow: «L’Immacolata, Madre tanto amante, ci ha sempre circondati di tenerezza e veglierà sempre… Lasciamoci guidare da Lei, in modo sempre più perfetto, dove Essa vorrà portarci, e qualunque sia la sua volontà, affinché, compiendo fino in fondo il nostro dovere, possiamo, per amore, salvare tutte le anime». Qualche giorno più tardi, Padre Kolbe viene trasferito al campo di concentramento di Auschwitz. Ricoverato all’ospedale, a causa delle sevizie subite, passa tutte le notti a confessare, malgrado il divieto e la minaccia di rappresaglie. Sa convertire in bene il male stesso, e spiega un giorno ad un malato: «L’odio non è una forza creatrice. Solo l’amore è creatore. Questi dolori non ci faranno cedere, ma devono aiutarci, sempre di più, ad esser forti. Sono necessari, con altri sacrifici, perché coloro che rimarranno dopo di noi siano felici». Fa condividere ai suoi compagni l’esperienza del mistero pasquale, in cui la sofferenza vissuta nella fede, si trasforma in gaudio.

IL MARTIRIO

Nel lager, questo sacerdote di Cristo arriva a tenere conferenze sulla Vergine Immacolata, benedice, raccomanda alla Madre di Dio, recita le Litanie della Madonna.
Alla fine di luglio del 1941, un prigioniero del blocco 14, quello di Padre Massimiliano, fugge. Il capo del campo di concentramento aveva avvertito che, per ogni evaso, dieci uomini sarebbero stati condannati a morire di fame e di sete. Sono subito scelti. Uno di questi, appena si sente chiamato, sta cedendo alla disperazione pensando ai suoi cari.  Padre Massimiliano si fa avanti. Chiede di prendere il posto di quel padre di famiglia e viene esaudito. Nel blocco della morte, succede qualcosa di nuovo: un testimone racconta che «dalla cella dove erano gli infelici si udivano ogni giorno le preghiere recitate ad alta voce, il Rosario e canti religiosi, ai quali si associavano anche i prigionieri delle altre celle». Le preghiere «e gli inni alla SS. Vergine si diffondevano per tutto il sotterraneo» . Invece delle grida abituali di disperazione, si sentono alzarsi preghiere e canti. La presenza di Padre Massimiliano ha cambiato l’atmosfera dell’orribile cella. La disperazione ha lasciato il posto ad un’aspirazione verso il cielo, verso la Madre della Misericordia, un’aspirazione piena di speranza, di accettazione e di amore. Alla vigilia dell’Assunzione, il 14 agosto 1941, solo  Padre Massimiliano è pienamente cosciente. Quando le guardie entrano per dargli il colpo di grazia, è in preghiera. Vedendo la siringa, tende da sé il braccio scarno all’iniezione mortale. Le ultime parole che pronuncia sono:Ave Maria“.

(Fonti: immacolata-marche.it, latheotokos.it).