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Mese di marzo dedicato a S. GIUSEPPE

San Giuseppe fu il casto sposo della Vergine Maria, il capo della “Sacra Famiglia” nella quale nacque, per opera dello Spirito Santo, Gesù Figlio di Dio Padre.

Stando alle fonti storiche, conosciamo  poco sulla vita di San Giuseppe, padre putativo di Gesù. Le principali fonti sono i vangeli canonici e apocrifi. Essi attestano che era originario di Betlemme. Secondo Luca sarebbe stato figlio di Eli, mentre per Matteo figlio di Giacobbe. Dal temperamento umile, mite, devoto, secondo la tradizione, era un falegname ed abitava a Nazareth, nonostante il termine greco téktôn indicava, più esattamente, chi lavora nell’edilizia con materiali pesanti (legno e pietra), un carpentiere, un fabbro. All’età di circa 30 anni, San Giuseppe venne convocato dai sacerdoti al tempio, con altri scapoli della tribù di Davide per prendere moglie. Giunti al tempio, i sacerdoti posero a ciascuno dei pretendenti un ramo, comunicando loro che la Vergine Maria di Nazareth avrebbe sposato colui il cui ramo avesse sviluppato un germoglio (“Ed uscirà un ramo dalla radice di Jesse, ed un fiore spunterà dalla sua radice”, Isaia). Solo il ramo di Giuseppe fiorì e in tal modo fu riconosciuto come sposo, destinato dal Signore alla Santa Vergine.

Maria a 14 anni venne data in sposa a Giuseppe. Tuttavia, continuò a dimorare nella casa di famiglia a Nazareth di Galilea per un anno, tempo richiesto presso gli Ebrei tra lo sposalizio e l’entrata nella casa dello sposo. Proprio in quel luogo, ricevette l’annuncio dell’Angelo e accettò, dicendo: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”. In seguito all’Annunciazione, Giuseppe si ritrovò in una situazione delicata, dovendo decidere cosa fare di una sposa rimasta incinta e ancora illibata. In un primo momento, come riporta Matteo, Giuseppe, suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di allontanarla in segreto. Poi un Angelo gli apparve in sogno ed egli accettò la volontà divina, assumendosi le sue responsabilità come sposo e padre. Quando e come morì Giuseppe? Certamente prima che Gesù iniziasse la sua vita pubblica e tra le braccia di Gesù e Maria, nel modo più sereno possibile, cosa, questa, che lo ha reso “patrono della buona morte”.

Giuseppe uomo giusto e obbediente

Il Vangelo non gli attribuisce direttamente nessuna parola, ma il suo silenzio e ogni circostanza in cui si parla di lui hanno un peso specifico enorme. Giuseppe collega Gesù alla discendenza di Davide, è l’uomo chiamato da Dio a cooperare alla realizzazione delle profezie e all’adempimento delle antiche promesse. Come Luca approfondirà la prospettiva interiore della Vergine, Matteo ci offre uno spaccato dei pensieri di Giuseppe, da lui lodato quale “giusto”. Un giusto che in ogni istante, per quanto tormentato, pensò a proteggere Maria, preservandola dalla lapidazione e custodendone l’onore, fino al conforto del messaggero celeste: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Ella partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati”.

Giuseppe abbracciò quindi la sua vocazione di sposo e “fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore”, prendendo con sé la sua sposa. Quel “fece” dice molto su questo glorioso Santo nascosto, che ama la legge di Dio e dunque la osserva, abbandonandosi totalmente alla volontà divina, con il pieno assenso del suo intelletto. Come Maria ha detto liberamente “sì” a Dio, così Giuseppe, entrambi sorpresi da Lui, entrambi pronti a servire il Suo disegno salvifico. Attraverso il matrimonio con Maria, luce per tutti gli sposi, Giuseppe divenne il padre putativo di Gesù e ne servì la missione proprio con la sua paternità.

Salvò il Bambino da Erode con la fuga in Egitto, lo allevò, lo nutrì, lo vestì, gli insegnò un mestiere, assolvendo di giorno in giorno i suoi compiti paterni verso Gesù, il quale da parte sua obbediva docilmente ai genitori e “cresceva in sapienza, età e grazia”, preludio della sua attività pubblica. A Dio piacque che Gesù, Verbo incarnato, venisse chiamato figlio di Giuseppe e volle che alla custodia del santo patriarca fossero affidati “gli inizi della Redenzione” (Messale Romano).


Le reliquie del MANTO di S. Giuseppe e del VELO della Madonna

Il Velo della Madonna (in alto) e il Manto di S. Giuseppe (in basso)

San Girolamo, uno dei più grandi traduttori della Bibbia, ha risieduto per più di 20 anni a Betlemme e lí ebbe modo di incontrare la comunità di cristiani del IV secolo e poté accedere a due incredibili reliquie che sono state custodite per tutto questo tempo nella Basilica romana di Sant’Anastasia. Sono le reliquie del Velo della Madonna e del Manto di San Giuseppe. Esse sono rimaste custodite qui per più di 1600 anni, senza aver avuto nessuna esposizione solenne e senza essere mai state esposte alla luce del sole, e quindi si sono conservate benissimo, specialmente il Velo della Madonna che conserva ancora i suoi colori brillanti.

Servizio di TV2000, il network televisivo della Conferenza Episcopale Italiana, sulle reliquie del Manto di Giuseppe e del Velo della Madonna

Al Santo Manto di Giuseppe si ispira la famosa preghiera del Sacro Manto, che è ritenuta una preghiera di intercessione portentosa tramite la quale si possono ottenere grandissime grazie.

SACRO MANTO e altre preghiere a S. Giuseppe (scaricabili nel file qui sotto)

(Fonti: meteoweb.eu, lanuovabq.it, it.churchpop.com)