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L’Eucaristia: Pane di Vita

L'anticipazione del Paradiso

L’Ecclesia de Eucharistia – “La Chiesa vive dell’Eucaristia” – è l’ultima Lettera enciclica di Papa Giovanni Paolo II, firmata il Giovedì Santo, durante la Messa in Coena Domini, nella cornice liturgica dell’inizio del Triduo Pasquale, il 17 aprile 2003. Essa è suddivisa in 62 paragrafi, numerati all’interno di sette capitoli generali. Il fine dell’enciclica è di suscitare lo “stupore eucaristico”; provocare cioè una meraviglia come una sempre nuova conoscenza dinanzi al Mistero.

Nell’introduzione il Papa sottolinea come il Sacrificio eucaristico sia “fonte e apice di tutta la vita cristiana”: esso racchiude tutto il bene spirituale della Chiesa, cioè Cristo stesso che si offre al Padre per la redenzione del mondo. L’Eucaristia è la continua reiterazione dell’avverarsi della promessa di Gesù fatta agli Apostoli nel Cenacolo: «Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20); ne deriva che Gesù Cristo, vero Dio e vero Uomo, vive perennemente nell’ostia consacrata.  

In seguito, Giovanni Paolo rileva come la riforma liturgica del Concilio Vaticano II abbia portato grandi vantaggi per “una più consapevole, attiva e fruttuosa partecipazione dei fedeli al santo Sacrificio dell’altare; infatti, dopo le modifiche apportate, i credenti ‘compartecipano’ alla Santa Messa con il Sacerdote, acquisendo così una maggiore coscienza dell’importanza del Mistero eucaristico e di come esso sia reale presenza salvifica di Gesù nella comunità cristiana.

Il primo capitolo dell’enciclica spiega come l’Eucaristia  renda sacramentalmente presente in ogni celebrazione il corpo “dato” e il sangue “versato” da Cristo per la salvezza del mondo, sotto le specie del pane e del vino. Questo è il vero mistero della fede! A tal proposito il Pontefice cita San Cirillo di Gerusalemme il quale scrive:Non vedere nel pane e nel vino dei semplici e naturali elementi, perché il Signore ha detto espressamente che sono il suo corpo e il suo sangue: la fede te lo assicura, benché i sensi ti suggeriscono altro, pertanto di fronte a questo mistero di amore, la ragione umana sperimenta tutta la sua limitatezza.

Nel Santissimo Sacramento, Gesù ci mostra un amore che non conosce misura: Egli ha immolato la sua vita per noi! Perciò il Sacrificio eucaristico rende presente non solo il mistero della passione e della morte del Salvatore, ma anche quello della risurrezione, in cui trova il suo coronamento. Ciò significa che l’Eucaristia è “tensione verso la Meta, pregustazione della gioia piena promessa da Cristo”. Essa è l’anticipazione del Paradiso. Di conseguenza, chi si nutre del corpo e del sangue di Cristo, possiede già la vita eterna sulla terra, come primizia della pienezza futura, che riguarderà l’uomo nella sua totalità.  Per questo motivo, Giovanni Paolo II raccomanda a ogni cristiano il massimo impegno nel proprio cammino di fede, seguendo l’insegnamento del Vangelo.

Successivamente, l’enciclica chiarisce che nel sacramento del pane eucaristico è rappresentata e prodotta l’unità dei fedeli, i quali costituiscono un solo corpo in Cristo. Infatti, ogni volta che il fedele si accosta al Sacro Banchetto, non solo riceve Gesù, ma è a sua volta ricevuto da Gesù stesso. In questo modo la Chiesa si stringe al suo Signore che, attraverso le specie eucaristiche, la abita e la edifica.

Il Pontefice poi evidenzia l’importanza del Sacerdote, in quanto “Persona Christi” e di come, attraverso le sue parole dette durante la consacrazione, avviene la transustanziazione. Però, Papa Giovanni Paolo puntualizza che, essendo solo un “rappresentante di Cristo”, il celebrante non può disporre dell’Eucaristia a suo piacimento, ma è un semplice “strumento” attraverso il quale Dio agisce per il bene dei credenti. Ne consegue che anche la comunità cristiana non “possiede” l’Eucaristia, dunque, nell’amministrare il Corpo e il Sangue per la salvezza del mondo, si deve attenere a quanto stabilito da Gesù stesso e dalle norme di Diritto canonico.

Nel quinto capitolo dell’enciclica, Giovanni Paolo II tratta il tema del “decoro della celebrazione eucaristica” sottolineando come anche Cristo nel volere celebrare l’Ultima Cena volle che la “sala fosse degnamente preparata, per far emergere la bellezza del luogo dove l’Eucaristia viene celebrata. L’arte, in tutte le sue espressioni, è un esempio di come la Chiesa, lungo i secoli, abbia onorato e manifestato l’amore che la lega al suo Sposo divino. Occorre perciò recuperare il gusto della bellezza anche nelle odierne funzioni.

Al termine del capitolo, il Papa ammonisce alcuni comportamenti post-Concilio e invita ad una maggiore consapevolezza del vero valore della celebrazione eucaristica. Essa è “un tesoro troppo grande e prezioso per rischiare di impoverirlo o di pregiudicarlo mediante sperimentazioni o pratiche introdotte senza un’attenta verifica da parte dell’autorità ecclesiastica…”. Pertanto il Pontefice chiede il rispetto delle norme liturgiche, da parte dei sacerdoti e dei fedeli.

Nel sesto capitolo, il Santo Padre si sofferma, con originale attualità, sulla sorprendente analogia fra la Madre di Dio, che tesse il corpo di Gesù e ne diventa il primo tabernacolo, e la Chiesa, che nel suo grembo custodisce e dona al mondo la carne e il sangue di Cristo.

Giovanni Paolo II scrive: “Il nostro ripetere il gesto di Gesù nell’Ultima Cena, in adempimento al suo mandato: “Fate questo in memoria di me!”, diventa al tempo stesso accoglimento dell’invito di Maria ad obbedirgli senza esitazione: “Fate quello che vi dirà” (Gv 2,5). Con la premura materna testimoniata alle nozze di Cana, Maria sembra dirci: “Non abbiate tentennamenti, fidatevi della parola di mio figlio. Egli, che fu capace di fare del pane e del vino il suo corpo e il suo sangue, consegnando in questo mistero ai credenti la memoria viva della sua Pasqua, per farsi in tal modo ‘pane di vita’”(54).

Il Papa conclude l’enciclica indicando la via che conduce alla santità: “chi vuole seguire Cristo deve approfondire la sua conoscenza, imparare ad amarlo e a imitarlo, annunziando il suo Vangelo, ma l’attuazione di questo itinerario passa necessariamente attraverso la forza derivante dal Mistero eucaristico”, e precisa che: Nell’Eucaristia abbiamo Gesù, abbiamo il suo sacrificio redentore, abbiamo la sua risurrezione, abbiamo il dono dello Spirito Santo; abbiamo l’adorazione, l’obbedienza e l’amore al Padre. Il Mistero eucaristico va vissuto nella sua integrità, sia nell’evento celebrativo, sia nell’intimo colloquio con Gesù appena ricevuto nella comunione, sia nel momento orante dell’adorazione eucaristica fuori dalla Messa”.

Il Pontefice, infine, ci invita a seguire l’esempio dei Santi che alla fonte inesauribile di questo Mistero si sono dissetati in ogni istante della loro vita, traendone la forza spirituale per realizzare appieno la loro vocazione battesimale.