IL TRATTATO DELLOBBEDIENZA Un insegnamento per il nostro tempo PARTE 1/12
L'obbedienza è la chiave del Cielo
«Senza la chiave dell’obbedienza, nessuno può accedere al Cielo»
Chi desidera entrare nella Vita eterna deve seguire l'esempio di Gesù Cristo, l'Agnello immolato, che ci ha riscattati per amore nostro e per obbedienza al Padre
CHE COSA INSEGNA QUESTA PARTE?
Obbedire vuol dire imitare Cristo crocifisso, sommo e perfetto esempio di obbedienza
In questa parte del Trattato (pagine 277-279), Caterina chiede a Dio di parlarle dell’obbedienza così da potersi innamorare di tale virtù. Dio risponde alla Santa in modo semplice ed esaustivo. Egli dice che il sommo esempio di obbedienza si trova nel Verbo, nel Suo Figlio Unigenito, il quale accettò la morte infamante sulla Croce, solo per obbedire a Lui, suo Padre. Infatti, il Signore, vero Uomo e vero Dio, con la sua anima stava alla presenza del Padre e vedeva la divina Essenza. Perciò, a motivo del suo amore e della sua perfettissima fedeltà all’Eterno, decise di immolarsi.
In Gesù sono presenti tutte le virtù: la Carità, che è la madre delle altre, l’obbedienza e la pazienza.
Cristo ha dunque accettato le umiliazioni senza alcuna mormorazione per piacere a Dio e per amore nostro. Il Signore, quindi, è l’unico esempio da imitare per ottenere la Vita eterna. Per questa ragione nel suo insegnamento disse: “Io sono via, verità e vita”. L’obbedienza è quindi “la chiave” che apre le porte del Cielo: obbedendo imitiamo Cristo e percorriamo la Via che conduce al Padre.
Il peccato di Adamo fu un peccato di disobbedienza e di superbia
Successivamente, Dio affronta il tema della perdita della virtù dell’obbedienza e invita Caterina a guardare al primo uomo, Adamo. Egli, infatti, per compiacere la sua compagna e per amor proprio, disubbidì ai Suoi comandi, perdendo così l’innocenza e cadendo in grande miseria.
La disobbedienza, pertanto, proviene dalla superbia, la quale alimenta l’impazienza.Mentre la persona obbediente è anche paziente e accetta con serenità la vita che il Signore gli dona, la persona disobbediente è agitata e impaziente, perché giudica l’agire di Dio sulla sua vita, lasciando prevalere la superbia. In questo modo allontana da sé la Carità, madre di ogni virtù e sceglie di non piacere al Padre, preferendo la via dell’infedeltà che conduce alla morte eterna.Perché questo non accada è necessario ricevere da Cristo, il “portinaio del Cielo”, la chiave dell’obbedienza tramite l’osservanza dei comandamenti e la docilità ai “consigli” dei superiori.
LETTURA DI UN BRANO DEL "TRATTATO DELL'OBBEDIENZA" (1/12)
Carissima e dolcissima figliola, […] osserva nel primo uomo e vedrai la ragione che gli tolse l’obbedienza impostagli da me, Padre eterno: [questa ragione è] la superbia che fu prodotta dall’amor proprio […]
Essendo Io, poi, costrettodalla mia infinita bontà, vedendo che l’uomo, che Io tanto amavo, non tornava a me, suo fine, tolsi le chiavi dell’obbedienza e le posi in mano al dolce e amoroso Verbo, mia Verità. Egli come portinaio aprì questa porta del Cielo. E senza questa chiave e senza portinaio, mia Verità, nessuno vi può accedere. Per questo egli disse nel santo Vangelo che nessuno poteva venire a me, Padre, se non attraverso di lui. Egli vi lasciò questa dolce chiave dell’obbedienza quando ritornò a me, esultando in Cielo e allontanandosi dalla conversazione degli uomini grazie all’Ascensione. Così come tu sai egli la lasciò al suo Vicario, Cristo in terra, a cui siete tutti obbligati ad obbedire fino alla morte. […]
Ora voglio che tu veda e conosca questa eccellentissima virtù nell’umile e immacolato Agnello e da cui essa procede. Da dove venne che fu tanto obbediente questo Verbo? Dall’amore che egli ebbe per il mio onore e per la vostra salvezza. […]
La madre della carità ha dato la pazienza per sorella alla virtù dell’obbedienza: le ha così unite insieme che mai si perde l’una senza l’altra: o tu le hai ambedue o non ne hai alcuna.
Santa Caterina da Siena. Dialogo della Divina Provvidenza, Gabriele Prigioni (ed.), Cantagalli, Siena 2017, pagine 277-278.
Dio Padre rivela a santa Caterina che la disobbedienza deriva dalla superbia e dall’amor proprio, mentre l’obbedienza è frutto dell’amore. È Gesù, che ha la chiave dell’obbedienza e solo per mezzo di Lui possiamo praticare questa virtù, vincendo la superbia e l’amor proprio. Gesù si è consegnato volontariamente alla Passione per obbedienza al Padre e ha bevuto il calice della Divina Volontà. Noi siamo chiamati in Gesù e come Gesù a bere il calice della Divina Volontà e a obbedire sempre, accettando con serenità gli avvenimenti che accadono ogni giorno, anche quelli dolorosi e meno gradevoli, senza deviare dalla via dei comandamenti e della sottomissione ai superiori e al Papa, che Caterina chiama “Vicario di Cristo” e“Cristo in terra”.
Ci rendiamo conto che siamo nell’obbedienza se siamo pazienti, cioè se accettiamo serenamente le contrarietà. Mentre la prova che non amiamo ancora la virtù dell’obbedienza è l’agitazione e l’impazienza dinanzi alle contrarietà.
Mi riconosco paziente dinanzi alle contrarietà? Mi sto sforzando di percorrere questa strada per imitare davvero Cristo, che ci ha dato l’esempio dell’obbedienza e di ogni virtù? Sono consapevole che su questa strada soltanto posso ricevere la chiave che abbatte il muro della superbia e apre le porte all’amore di Dio e alla salvezza?