Salmo 119,105
Sarebbe bello poter vedere la faccia di coloro a cui Gesù ha raccontato la parabola del pubblicano e del fariseo. Vedremmo certamente espressioni sbigottite, un misto tra sgomento e stupore. Per cogliere l’effetto dirompente di questo racconto, possiamo provare ad attualizzarlo.
Immaginiamo una persona perbene, fedele ai suoi impegni familiari e lavorativi, che frequenta la Messa domenicale e sovviene alle necessità della Chiesa; inoltre, immaginiamo che questa persona sia molto religiosa, che preghi molto e digiuni, come facevano i grandi Santi. Poi, immaginiamo un’altra persona, un poco di buono, che ha la fama di essere un ladro, uno che si è arricchito alle spalle della povera gente. Queste due persone entrano in una chiesa a pregare. Alla fine Gesù dice che a Dio non piace la preghiera della persona perbene, mentre gradisce quella del manigoldo. com’è possibile?
La chiave per comprendere questo testo è l’introduzione: «Gesù disse questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri». Ecco il punto: a Dio interessa il cuore, non l’apparenza. La preghiera del pubblicano è gradita a Dio perché ha l’umiltà di riconoscere che la sua vita è sbagliata e gli chiede aiuto, dicendo: «O Dio, abbi pietà di me peccatore!». La preghiera del fariseo, invece, non è gradita a Dio perché è un atto di auto-esaltazione e al contempo di disprezzo. La vita onesta e religiosa paradossalmente lo ha insuperbito e lo porta a guardare gli altri dall’alto in basso. Un cristiano deve sì impegnarsi ad essere onesto, devoto e generoso, ma deve guardarsi come la peste dal “lievito dei farisei” che è la SUPERBIA, che lo porta a giudicare gli altri con disprezzo! Proprio quando la nostra condotta di vita ci sembra buona, dobbiamo guardarci da questa che è la più insidiosa delle tentazioni, che ci rende “sgraditi” agli occhi di Dio, ma anche agli occhi degli uomini! «Il Signore ha in orrore ogni cuore superbo!» (Pro 16,5). Sant’Agostino insegnava: «È stato l’orgoglio che ha trasformato gli angeli in diavoli; mentre è l’umiltà che rende gli uomini simili agli angeli». Dio non ascolta la preghiera del superbo (cfr. Gc 4,6), mentre la preghiera dell’umile e del povero «attraversa le nubi»! (cfr. Sir 35,21|Prima lettura). Amen.