Maria Costanza Zauli (1886-1954) all’età di 19 anni entrò fra le Ancelle del Sacro Cuore di Bologna. Nel 1923 fu colpita da grave malattia, che la costrinse all’immobilità a letto per lunghi dieci anni, dal 1923 al 1933, carica di dolori e spesso vicina alla morte. Qui, fra grandi prove anche spirituali, maturò la chiamata del Signore all’Adorazione Eucaristica Ripatrice. Guarita miracolosamente, fondò la “Congregazione delle Ancelle Adoratrici del SS. Sacramento” assumendo il nome di Sr. Maria Costanza del S. Costato di Gesù, in cui il SS. Sacramento sarà sempre, giorno e notte, adorato da elette creature, per la conversione del mondo, le vocazioni sacerdotali e religiose, per l’unità della Chiesa. Riguardo al Natale, Madre Zauli ha diverse visioni raccontate nei suoi scritti.
“Vidi in una squallida, poverissima dimora, la scena del Natale. La Madonna, nel suo aspetto giovanile e amabilissimo, disponeva le sue piccole cose con la sua solita semplicità. Poi la vidi appartarsi ed entrare in un’estasi d’amore, ed ecco, in uno splendore di luce, apparire nel tempo il suo Divin Figlio. Mi fu dato comprendere il primo istante del Verbo Incarnato, che fu un palpito di soavissimo e ineffabile amore per il suo Divin Padre, il quale su di lui, piccolo bambino, posava tutta la sua paterna compiacenza. La Madonna prese Gesù sulle sue braccia e con profonda umiltà, con intensa carità lo adorò poi lo porse a San Giuseppe,
ed egli pure, profondamente compreso, annientato innanzi a quella grandezza, lo adorò; quindi assieme, la Madonna e San Giuseppe, lo presentarono al Divin Padre. Questa offerta fu accolta dal Padre con un abbraccio di carità di pieno soddisfacimento che stringeva, col Figlio, tutto il genere umano. Quanta soavità in quel divino, paterno abbraccio!… Nato, Gesù volle essere deposto nella mangiatoia, perché nei decreti era fissato così, ma non si pensi che Gesù Bambino non sentisse l’umiliazione…La sentiva, ed era pure sentitissima dalla Madonna e da San Giuseppe. Quanto soffrirono quelle sante ed elette creature in quella circostanza! La Vergine santissima, essendo più ricca di grazia ed elevata ad un grado di altissima unione con Dio, vedeva, in tutto lo svolgersi degli avvenimenti, fin nei minimi particolari, le vie sapientissime del Signore, in ordine al compimento dei suoi disegni, perciò si prestava dolcissima ad assecondarli, anche a costo dei più sanguinosi sacrifici. Sapeva di dover allevare e preparare la vittima per il sacrificio. Quale martirio! Eppure ella adorava e offriva, accettando amorosamente anche le più crocifiggenti permissioni divine. Ciò non diminuiva la squisita sensibilità del suo cuore materno, che avrebbe avuto, nei riguardi del Figlio, esigenze più che giuste, e che tanto soffriva pure per lo stato di umiliazione che veniva a pesare sul suo fido custode, che quale capo responsabile della famiglia, sentiva tutta la confusione di vedersi incapace di provvedere anche al solo stretto necessario. Gesù Bambino, che leggeva a fondo in quell’umile cuore, mostrava tenere predilezioni per San Giuseppe, cosa che lo confondeva ancora più, amando di vedersi considerato come una semplice ombra. Quale esemplare per le anime date alla perfezione della vita interiore! Quale compiacimento prendeva la Santissima Trinità nell’anima di Maria! Specialmente quando innalzava il piccolo Gesù in atto di offerta al padre. Con quanto amore rinnovava quell’offerta e come ringraziava l’Altissimo per il gran dono fatto a lei, minima creatura, del suo diletto Figlio! Gran dono davvero!”.
Madre Zauli poi sottolinea il grande spirito di fede dei genitori di Gesù nelle prove della vita: “La Madonna, per confortarmi a sostenere le prove di questo momento, mi ha fatto riflettere come, mentre prima della nascita di Gesù, niente era mancato a Giuseppe e a lei del necessario, col venire alla luce del divin Figlio, incominciassero le angustie per le privazioni più crude. Freddo, insufficienza di nutrimento e tante altre privazioni. “Quanto sentivo questo dolore! Mi sentivo disposta a tutto pur di alleviare e risparmiare al mio Gesù ogni sofferenza. Avrei voluto circondarlo delle cure più delicate e non potevo nutrirlo che del mio dolore. Vedevo come il mio fedele custode, forse più di me, soffrisse per lo stesso motivo, e mi guardavo bene dal parlarne con lui. La responsabilità di dover provvedere al mantenimento della famiglia ricadeva tutta su Giuseppe, ed era ben comprensibile il suo tormento. Su ciò non parlavamo, rispettando l’uno il riserbo dell’altro, e con spirito di fede, ci si sollevava insieme fino ad adorare le alte ed oscure permissioni di Dio. In una circostanza il Bambino mi fece capire come quel nostro dolore fosse necessario per preparare la via alle anime che, per libera elezione, avrebbero abbracciato una vita povera, tutta somigliante alla loro e che entrava nei disegni della redenzione per fini di riparazione, dovendo gli uomini venire sanati dal loro smodato attacco ai beni e alle comodità della vita” (1 ottobre 1942)”.
O caro S. Giuseppe, teneramente ti amiamo e tu donaci di amare Gesù e Maria col tuo stesso cuore.
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