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Gesù Cristo è l’unico Salvatore del mondo

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  • Articolo pubblicato:9 Novembre 2020
  • Categoria dell'articolo:Divino Magistero

La Dichiarazione “Dominus Iesus” circa l’unicità e l’universalità salvifica di Gesù Cristo e della Chiesa è un documento dottrinale emesso dalla Congregazione per la Dottrina della Fede il 6 agosto 2000, a firma dell’allora prefetto della Congregazione, il cardinale Joseph Ratzinger, futuro papa Benedetto XVI.

Al documento è stato dato un ampio rilievo da parte dei mezzi di comunicazione sociale. Purtroppo, in vari ambienti, la Dichiarazione non è stata correttamente interpretata, e tali incomprensioni hanno suscitato delusione, ed anche dispiacere nell’ambito delle altre Chiese e Comunioni cristiane, le quali hanno visto nel testo un modo negativo di considerare il movimento interreligioso ed ecumenico, che si poneva in contrasto con la visione del Concilio Vaticano II. Per questo motivo, Papa Giovanni Paolo II, nell’Angelus del 1° ottobre 2000, è stato costretto a dare un orientamento circa il contenuto effettivo della Dominus Iesus. Infatti, per una corretta lettura della Dichiarazione, è necessario tenere a mente il suo scopo, descritto dal documento stesso: «[ … ] la presente dichiarazione interviene per richiamare ai Vescovi, ai teologi e a tutti i fedeli cattolici alcuni contenuti dottrinali imprescindibili, che possono aiutare la riflessione teologica a maturare soluzioni conformi al dato di fede e rispondenti alle urgenze culturali contemporanee» (n. 2).

Nel richiamare tali indispensabili elementi della dottrina cristiana, la Congregazione per la Dottrina della Fede si riferisce in primo luogo al «dialogo tra la fede cristiana e le altre tradizioni religiose» (n. 3). 

Nel vivace dibattito contemporaneo sul rapporto tra Cristianesimo e altre religioni non manca, tra i teologi cattolici, chi afferma che tutte le religioni siano vie ugualmente valide di salvezza.

Si tratta di teorie relativistiche, che negano o considerano superate alcune fondamentali verità della fede cattolica. Queste teorie si fondano su diffusi presupposti di natura sia filosofica sia teologica.

La Dichiarazione ne segnala alcuni, come, ad esempio, la convinzione della completa inafferrabilità e inesprimibilità della verità divina, anche nell’ambito della rivelazione cristiana; l’atteggiamento relativistico nei confronti della verità, per cui ciò che è vero per alcuni non lo sarebbe per altri; la contrapposizione radicale che ci sarebbe tra mentalità logica occidentale e mentalità simbolica orientale; il soggettivismo esasperato di chi considera la ragione come unica fonte di conoscenza; lo svuotamento metafisico del mistero dell’incarnazione; l’eclettismo di chi, nella ricerca teologica, assume idee derivate da differenti contesti filosofici e religiosi, senza badare né alla loro coerenza e connessione sistematica, né alla loro compatibilità con la verità cristiana; la tendenza, infine, a leggere e interpretare la Sacra Scrittura fuori dalla Tradizione e dal Magistero della Chiesa (n. 4).

La Dominus Iesus sottolinea l’insegnamento tradizionale della Chiesa, così come esso è confessato nel Credo di Nicea e confermato dal Concilio Vaticano II, e cioè che Gesù Cristo, il Verbo di Dio fatto carne, Figlio del Padre, ha un ruolo assolutamente unico nella salvezza del mondo e, secondo quanto ha affermato il Papa nell’Angelus già citato, «con l’Apostolo Pietro noi confessiamo che in nessun altro nome vi è la salvezza».

Quindi, il fine del documento è quello di riproporre e chiarire alcune verità di fede, seguendo in ciò l’esempio dell’Apostolo Paolo ai fedeli di Corinto: “Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto” (1Cor 15,3). In concreto il testo si articola in sei punti, che riassumono i dati essenziali della dottrina di fede cattolica sulla considerazione del significato e del valore salvifico delle altre religioni.

  • Pienezza e definitività della Rivelazione di Gesù Cristo

Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.» (Gv 14,6)

Il primo punto argomenta contro la tesi che sostiene il carattere limitato, incompleto e imperfetto della rivelazione di Gesù. La Dichiarazione ribadisce che, essendo Gesù vero Dio e vero uomo, le sue parole e le sue opere manifestano la totalità e la definitività della rivelazione del mistero di Dio. Di conseguenza, pur ammettendo che le altre religioni spesso riflettono un raggio di quella Verità, che illumina tutti gli uomini, si riafferma che la qualifica di testi ispirati è riservata solo ai libri canonici dell’Antico e del Nuovo Testamento, che, essendo stati ispirati dallo Spirito Santo, il loro autore è Dio stesso, pertanto, insegnano fermamente, fedelmente e senza errore la verità su Dio e sulla salvezza dell’umanità. 

  • Il Logos incarnato e lo Spirito Santo nell’opera di salvezza

In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. (Gv 1, 1-3)

Successivamente, contro la tesi di una doppia economia salvifica, quella del Verbo eterno, che sarebbe universale e quindi valida per tutti, e quella del Verbo incarnato, che sarebbe limitata ai soli cristiani, la Dichiarazione afferma l’unicità dell’economia salvifica dell’unico Verbo incarnato che è Gesù Cristo, Figlio unigenito del Padre. Il suo mistero di incarnazione, morte e risurrezione è la fonte unica e universale di salvezza per l’umanità intera. Il mistero di Cristo ha, infatti, una sua intrinseca unità, che si estende dalla elezione eterna in Dio alla parusia, ossia la sua venuta alla fine dei tempi per instaurare il Regno di Dio. Ricordiamo che “in lui [il Padre] ci ha scelti prima della creazione del mondo” (Ef 1,4). Gesù è il mediatore e il redentore universale, per questo è erronea l’ipotesi di un’unica economia salvifica basata sull’opera dello Spirito Santo; esso è lo Spirito del Cristo risorto e la sua azione non si pone al di fuori o accanto a quella di Cristo. Si tratta di un’unica economia trinitaria: voluta dal Padre e realizzata nel mistero di Cristo con la cooperazione dello Spirito Santo.

  • Unicità e universalità del mistero salvifico di Gesù Cristo

«Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo!» (Gv 1,29)

Inoltre il documento riafferma l’unicità e l’universalità salvifica del mistero di Cristo, che nel suo evento di incarnazione, morte e risurrezione ha portato a compimento la storia della salvezza, che ha in lui la sua pienezza, il suo centro e la sua fonte. Ciò significa che le posizioni teologiche di chi afferma un agire salvifico di Dio al di fuori dell’unica mediazione di Cristo risultano contrarie alla fede cattolica.

  • Unicità e unità della Chiesa

«Non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù». (Gal 3,28)

La Dominus Iesus afferma che “il Signore Gesù continua la sua presenza e la sua opera di salvezza nella Chiesa ed attraverso la Chiesa, che è suo Corpo. Così come il capo e le membra di un corpo vivo pur non identificandosi sono inseparabili, Cristo e la Chiesa non possono essere confusi ma neanche separati”. Perciò, in connessione con l’unicità e l’universalità della mediazione salvifica di Gesù Cristo, deve essere fortemente creduta come verità di fede cattolica l’unicità della Chiesa da lui fondata. I fedeli sono tenuti a professare che esiste una continuità storica tra la Chiesa fondata da Cristo e la Chiesa Cattolica. Infatti, come afferma il Vaticano II, l’unica Chiesa di Cristo “sussiste nella Chiesa Cattolica, governata dal Successore di Pietro e dai Vescovi in comunione con lui” (laddove il “sussiste” significa al contempo che nella Chiesa cattolica è presente in pienezza la Chiesa di Cristo ma che questa è altresì presente in una certa misura in altre Chiese e comunità cristiane, accomunate dallo stesso battesimo e dallo stesso Simbolo di fede).

In particolare le Chiese della tradizione ortodossa e altre Chiese che non accettano la dottrina cattolica del Primato del Vescovo di Roma sono nondimeno unite alla Chiesa Cattolica per mezzo di strettissimi vincoli, quali la successione apostolica e la valida celebrazione dell’Eucaristia. Perciò anche in queste Chiese particolari è presente e operante la Chiesa di Cristo, sebbene manchi la piena comunione con la Chiesa cattolica. Invece le comunità ecclesiali – specialmente quelle che fanno capo al Protestantesimo – che non hanno conservato l’Episcopato valido e la genuina e integra sostanza del mistero eucaristico, non sono Chiese in senso proprio; tuttavia i battezzati in queste comunità sono in una certa comunione, sebbene imperfetta, con la Chiesa Cattolica.

  • Chiesa, Regno di Dio e Regno di Cristo

La missione della Chiesa è “di annunciare il Regno di Cristo e di Dio e di instaurarlo tra tutte le genti”. Da un lato, la Chiesa è “segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità del genere umano”, quindi segno e strumento del Regno: chiamata ad annunciarlo e ad instaurarlo. Dall’altro lato, la Chiesa è il “popolo adunato dall’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”essa è dunque “il Regno di Cristo già presente in mistero”, costituendone perciò il germe e l’inizio. Possono esistere diverse spiegazioni teologiche su questi argomenti. Tuttavia non si può negare o svuotare in alcun modo l’intima connessione tra Cristo, il Regno e la Chiesa. Infatti, il Regno di Dio, che conosciamo dalla Rivelazione, non può essere disgiunto né da Cristo né dalla Chiesa”. Il Regno di Dio non si identifica però con la Chiesa nella sua realtà visibile e sociale, pertanto non si deve escludere “l’opera di Cristo e dello Spirito fuori dei confini visibili della Chiesa”.

  • La Chiesa e le religioni in rapporto alla salvezza

Il Documento prosegue con l’approfondimento circa il rapporto della Chiesa e delle religioni con la salvezza. Innanzitutto, deve essere creduto con fermezza che la “Chiesa pellegrinante è necessaria alla salvezza. Infatti, solo Cristo è il mediatore e la via della salvezza; ed egli si rende presente a noi nel suo Corpo che è la Chiesa. Inoltre, Gesù stesso rileva in modo esplicito l’importanza della fede e del Battesimo, strumenti necessari per entrare a far parte di essa. Questa dottrina però non va contrapposta alla volontà salvifica universale di Dio. A tal riguardo, il Concilio Vaticano II afferma che: per i singoli non cristiani, Dio può donare la salvezza “attraverso vie a lui solo conosciute”.

Infine, la Dichiarazione ha precisato alcune verità di fede, di fronte a proposte problematiche o anche erronee, ribadendo la posizione del Concilio Vaticano II che in nessun modo mette sullo stesso piano tutte le religioni, ma afferma a chiare lettere: “Noi crediamo che questa unica vera religione sussiste nella Chiesa cattolica e apostolica, alla quale il Signore Gesù ha affidato il compito di diffonderla tra tutti gli uomini, dicendo agli apostoli: «Andate dunque, ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato» (Mt 28,19-20). E tutti quanti gli uomini sono tenuti a cercare la verità, specialmente in ciò che riguarda Dio e la sua Chiesa e, una volta conosciuta, ad abbracciarla e custodirla” (Concilio Vaticano II, Dichiarazione Dignitatis Humanae, n. 1).