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Benedetto XVI: “L’Eucaristia è all’origine di ogni forma di santità”

La Sacramentum caritatis (in italiano “Il Sacramento della carità”) è la prima Esortazione apostolica post-sinodale di papa Benedetto XVI, promulgata il 22 febbraio 2007, ricorrenza della festa della Cattedra di San Pietro Apostolo, interamente dedicata all’Eucaristia, memoriale del dono di Cristo e sacramento supremo dell’amore divino.

Nell’introduzione il documento sottolinea l’importanza della riforma liturgica del Concilio  Vaticano II per consentire una sempre più partecipazione attiva, piena e fruttuosa da parte dei fedeli. Benedetto XVI, a tal proposito, afferma che «l’ars celebrandi (l'”arte di celebrare”) è la migliore condizione per l’actuosa participatio (l'”attiva partecipazione”). L’ars celebrandi scaturisce dall’obbedienza fedele alle norme liturgiche nella loro completezza, poiché è proprio questo modo di celebrare ad assicurare da duemila anni la vita di fede di tutti i credenti, i quali sono chiamati a vivere la celebrazione in quanto Popolo di Dio, sacerdozio regale, nazione santa (cfr. 1Pt 2, 4-5.9)».

L’Esortazione Apostolica considera tre aspetti tra di loro collegati: il Mistero eucaristico, l’azione liturgica e il nuovo culto spirituale. Il testo risulta in tal modo strutturato in tre parti, ognuna delle quali approfondisce le tre dimensioni dell’Eucaristia: Eucaristia mistero da credere, Eucaristia mistero da celebrare e Eucaristia mistero da vivere.

 
 

L’Eucaristia, Mistero da credere

«Questa è l’opera di Dio: credere in Colui che Egli ha mandato» (Gv 6,29)

Nella Prima Parte del documento viene illustrato il mistero dell’Eucaristia a partire dalla sua origine trinitaria che ne assicura il suo permanente carattere di dono. Benedetto XVI scrive a tal riguardo che «Si tratta di un dono assolutamente gratuito, che risponde soltanto alle promesse di Dio, compiute oltre ogni misura. La Chiesa accoglie e adora questo dono in fedele obbedienza». Il Santo Padre prosegue la sua riflessione puntualizzando che: «Con il comando “Fate questo in memoria di me”, [il Signore Gesù] ci chiede di corrispondere al suo dono e di rappresentarlo sacramentalmente. Con queste parole, pertanto, il Signore esprime, per così dire, l’attesa che la sua Chiesa, nata dal suo sacrificio, accolga questo dono, sviluppando sotto la guida dello Spirito Santo la forma liturgica del Sacramento. Il memoriale del suo dono perfetto non consiste nella ripetizione dell’Ultima Cena, ma propriamente nell’Eucaristia, ossia nella novità radicale del culto cristiano» infatti l’opera feconda dello Spirito Santo nella stessa celebrazione eucaristica si manifesta «in particolare in riferimento alla transustanziazione».

Successivamente la Sacramentum caritatis dedica un’ampia parte al rapporto fra l’Eucaristia e i sacramenti. Sotto questo aspetto è opportuno fare presente che troppo spesso nella catechesi ordinaria i «sette sacramenti» vengono considerati separatamente e l’Eucaristia appare quasi soltanto uno di essi. L’Esortazione apostolica, al contrario, recupera e ripropone in prospettiva eucaristica la profonda unità del tradizionale «settenario».
Infatti, è importante prendere coscienza del modo in cui «la santissima Eucaristia porta a pienezza l’iniziazione cristiana e si pone come centro e fine di tutta la vita sacramentale».

 

L’Eucaristia, Mistero da celebrare

«In verità, in verità vi dico: non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo, quello vero» (Gv 6,32)

La Seconda Parte dell’Esortazione (cfr. nn. 34-69) illustra lo svolgimento dell’azione liturgica nella celebrazione indicando gli elementi che meritano maggiore approfondimento ed offrendo alcuni suggerimenti pastorali di grande rilievo.
Fedele al principio su cui si fonda tutto l’insegnamento proposto, il Papa esordisce in questa seconda parte riconoscendo che «la sorgente della nostra fede e della liturgia eucaristica è il medesimo evento: il dono che Cristo ha fatto di se stesso nel Mistero pasquale». Ecco perché è necessario riconoscere con forza che «la liturgia eucaristica è essenzialmente actio Dei  [opera di Dio] che ci coinvolge in Gesù per mezzo dello Spirito» e che, proprio in questo modo, «la Chiesa celebra il Sacrificio eucaristico in obbedienza al comando di Cristo, a partire dall’esperienza del Risorto e dall’effusione dello Spirito Santo». L’evento pasquale nell’azione eucaristica coincide così con il rito stesso inteso come radice del culto spirituale che imprime all’esistenza del cristiano una forma eucaristica.

Ne conseguono due considerazioni di carattere ad un tempo dottrinale e liturgico che costituiscono un originale apporto dell’Esortazione.

– La bellezza liturgica

In primo luogo Benedetto XVI  sottolinea come sia necessaria, per un’attiva partecipazione  del Popolo di Dio alle celebrazioni, la «bellezza intrinseca della liturgia» che «non è mero estetismo, ma modalità con cui la verità dell’amore di Dio in Cristo ci raggiunge, ci affascina e ci rapisce, facendoci uscire da noi stessi e attraendoci così verso la nostra vera vocazione: l’amore». Su questo principio trovano fondamento le indicazioni del Papa in merito alla ricchezza dei segni liturgici (silenzio, paramenti, gesti: stare in piedi, in ginocchio… cfr. n. 40), all’arte posta al servizio della celebrazione (cfr. n. 41) e al canto liturgico. Tutti questi elementi sono fondamentali per lo sviluppo di quella catechesi mistagogica che l’Esortazione, sulla scia di quanto affermato dai Padri sinodali, ha proposto come strada «che porti i fedeli a addentrarsi sempre meglio nei misteri che vengono celebrati».

Il nesso tra ars celebrandi e actuosa participatio

La seconda considerazione che costituisce un notevole apporto per l’approfondimento dottrinale-liturgico dell’Eucaristia, riguarda la cosiddetta ars celebrandi e il suo nesso intrinseco con l’actuosa participatio. In particolare l’ars celebrandi svolge un ruolo molto importante ai fini della partecipazione dei fedeli alla liturgia. Infatti una corretta applicazione delle norme liturgiche diviene garanzia di ortodossia e quindi di trasmissione chiara del messaggio salvifico mediato dalla celebrazione.

Un ampio spazio viene poi dedicato da Papa Benedetto XVI, in linea con le proposizioni sinodali, al concetto di «actuosa participatio» (cf. nn. 52-65), espressione mutuata dalla Costituzione dogmatica sulla liturgia Sacrosanctum Concilium (nn. 14-20; 30-48), per indicare la «consapevolezza» che il cristiano ha «del mistero che viene celebrato e del suo rapporto con l’esistenza quotidiana». Come si vede il riferimento è di nuovo all’unità articolata tra Mistero eucaristico, azione liturgica e nuovo culto spirituale. L’unità dei tre fattori appare evidente quando il Santo Padre descrive le condizioni personali necessarie per un’actuosa participatio, che sono:

  • uno spirito di costante conversione che deve caratterizzare la vita di tutti i fedeli, infatti non ci si può aspettare una partecipazione attiva alla liturgia eucaristica, se ci si accosta ad essa superficialmente, senza prima interrogarsi sulla propria vita;
  • avere un cuore riconciliato con Dio, da qui l’importanza del sacramento della Confessione;
  • infine, la piena partecipazione all’Eucaristia si ha quando ci si accosta personalmente all’altare per ricevere la Comunione. È bene sottolineare che anche quando non è possibile accostarsi alla comunione sacramentale, la partecipazione alla santa Messa rimane necessaria, valida, significativa e fruttuosa.

La seconda sezione dell’Esortazione si conclude affrontando il tema dell’adorazione eucaristica (cfr. nn. 66-69). Papa Benedetto qui sottolinea l’importanza del gesto di adorazione nei confronti del Santissimo Sacramento, considerandolo come uno dei più significativi aspetti della fede della Chiesa. Nell’Eucaristia, infatti, il Figlio di Dio ci viene incontro e desidera unirsi a noi. Pertanto, ricevere l’Eucaristia vuol dire porsi in atteggiamento di adorazione verso Colui che riceviamo. Così facendo diventiamo una cosa sola con Lui e pregustiamo in anticipo la bellezza della liturgia celeste. Per queste ragioni, papa Ratzinger giunge ad affermare che «l’atto di adorazione al di fuori della santa Messa prolunga ed intensifica quanto si è fatto nella Celebrazione liturgica stessa».

La trattazione poi si sviluppa in assoluta continuità con il tema della partecipazione attiva e su come «l’ars celebrandi deve favorire il senso del sacro e l’utilizzo di quelle forme esteriori che educano a tale senso». Per questo motivo sono meritevoli di attenzione le precisazioni del n. 69 in cui il Papa invita a una corretta colloca­zione del tabernacolo, che deve essere facilmente individuabi­le e deve avere una posizione che sia tale da favorire l’adorazione personale dei fedeli, senza però trascurare la centralità ce­lebrativa del sacramento, punto di scaturigine di qualunque forma di devozione eucaristica.

 

L’Eucaristia, Mistero da vivere

«Come il Padre, che ha la vita, ha mandato Me e Io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di Me vivrà per Me» (Gv 6,57)

Nella Terza Parte l’Esortazione Apostolica (cfr. nn. 70-93) mostra la capacità del mistero creduto e celebrato di costituire l’orizzonte ultimo e definitivo dell’esistenza cristiana. Ricordiamo che Benedetto XVI, fin dalle prime righe dell’Esortazione, afferma che il dono dell’Eucaristia è per l’uomo. Infatti il Pontefice scrive che «nel sacramento dell’altare, il Signore viene incontro all’uomo, creato ad immagine e somiglianza di Dio (Gn 1, 27), facendosi suo compagno di viaggio. In questo Sacramento Gesù si fa cibo per l’uomo affamato di verità e di libertà» ed è proprio perché Cristo si è fatto per noi cibo di Verità, che la Chiesa si rivolge all’uomo, invitandolo ad accogliere liberamente il dono di Dio. Il Mistero eucaristico fa così scoprire che ogni circostanza della vita è inscritta nell’orizzonte sacramentale e il Signore non cessa mai di bussare alla porta della nostra libertà perché desidera essere accolto per poterci trasformare con il Suo amore redentore. Gesù, infatti, ama veramente perché ama per primo senza nulla attendere in cambio, ed ama in ogni istante come se fosse l’ultimo.